INDOVINA CHI VIENE A CENA?

 Questo film del 1967 diretto da Stanley Kramer ricevette ben 11 candidature e 2 premi Oscar per la miglior attrice protagonista e la miglior sceneggiatura originale. 




Quello che fece Kramer nell'America del 1967 equivale a una piccola rivoluzione. Un film che entra di diritto nella storia del cinema per aver trattato il tema della differenza razziale e dei matrimoni misti planando leggero su una storia d'amore pura, allegra come il volto di Joanna (Katharine Haughton), ma, per l'epoca (?), assolutamente anticonformista.
Joanna Drayton, figlia di una gallerista d'arte (Katharine Hepburn) e di un direttore di giornale, Matt Drayton (Spencer Tracy alla sua ultima magistrale interpretazione), torna dalle Hawaii e subito comunica ai genitori di essersi innamorata di un uomo di colore e di volerlo sposare. 


Quella sera stessa gli avrebbe raggiunti per cena. Il ragazzo è un facoltoso medico molto promettente, John Prentice, e anche se i genitori di Joanna dimostrano di essere di larghe vedute e aperti, hanno in ogni caso una cameriera di colore come ogni buon borghese di San Francisco che si rispetti e sono scioccati dalla scelta della figlia, tanto da volerci vedere chiaro. 
Ma il destino, e una sceneggiatura sopraffina, rovesciano le carte in tavola e segni di razzismo sembrano annidarsi nei genitori di John Prentice, in particolare nel padre, forse disilluso dalla possibilità di una convivenza civile tra neri e bianchi, o forse veramente desideroso di vedere una donna di colore, della stessa cultura, dunque, nel futuro dell' amato figlio. 


"Tu sei mio padre e io sono tuo figlio. Ti voglio bene, te ne ho sempre voluto e te ne vorrò sempre. Ma tu ti consideri ancora un uomo di colore, mentre io mi considero un uomo." John Prentice (Sidney Poitier) al padre. 



Perchè è così potente questo film? Perchè è ricco di simbolismi che spiegano tutto il senso della storia. Quello più potente e forse il meno immediato riguarda il capofamiglia Matt nell'atto di ordinare un gelato in un posto dove ricorda di averne mangiato uno molto buono tempo prima. Quando la signorina gli porta il suo gelato il sapore è diverso da come lo ricordava e Matt infastidito sta quasi per richiamare la cameriera per protestare, ma assaporandolo meglio si rende conto che quel gelato, anche se non è quello che aveva mangiato tempo prima, è comunque buono. Cosa ci dice questa scena? Che Matt sovverte le sue convinzioni a cui in un primo momento si appiglia deciso, certo di essere nel giusto, ma a un approccio più approfondito, non frettoloso, scevro da ogni pregiudizio, le sue convinzioni si scoprono labili, si aprono al diverso che trovano ugualmente valido, come è valido il giovane John Prentice. In una scena, dunque, si concentrano l'inizio e la fine del film. 

"Voi due siete due esseri perfetti, 
che si sono innamorati, 
e che purtroppo hanno una diversa pigmentazione." Matt Drayton, Indovina chi viene a cena?


In questo sovvertimento dei pensieri, ilare, ma a un occhio più attento raggelante, appare la battuta della domestica Tilly, che infastidita dalla presenza di John e della sua famiglia arriva a dire che la casa "è infestata dai neri". Curioso che a dirlo sia lei, anch'essa di colore, ma ciò rende perfettamente l'idea di come il seme del razzismo verso il diverso, ciò che è lontano da noi (ormai Tilly vive con i Drayton a San Francisco da un po') si annidi talmente bene da annebbiare la vista, diventare quasi un intercalare.
In questo quadretto familiare non può mancare il rappresentante della fede, monsignor Mike, a sorpresa il più aperto rispetto a questo matrimonio fin dal primo momento, simbolo della forma più gioiosa della fede.



Un film che, sebbene oggi non abbia un largo passaggio in tv, ha ancora tante cose da dire soprattutto perchè, i fatti di cronaca di tutto il mondo ce lo dimostrano ogni giorno, il problema del razzismo è ancora così presente e reale. 


  

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