giovedì 28 maggio 2020

VIVI E LASCIA VIVERE di Pappi Corsicato


Stasera in onda l'ultima attesissima puntata di Vivi e lascia vivere, fortunata serie di Rai 1 diretta da Pappi Corsicato.
La forza di Laura e della sua famiglia ci hanno coinvolto ed emozionato, con lo sfondo della terra di origine del regista, Napoli. Città che si insinuerà nella storia con tutta la sua prepotenza e con il suo volto più crudele e nefasto, quello della camorra. Così sarà anche questa sera, quando Laura e la sua attività ormai prossima al declino verranno messe alle strette, mentre Giovanni è in ospedale e Toni nascosto chissà dove. 




E cosa ne sarà degli amori delle due giovani ragazze di casa? L'una legata a un ragazzo problematico, ipersensibile poichè scottato dal passato e l'altra innamorata del bel tenebroso proprietario del locale in cui è stata ballerina. Troveranno la serenità almeno in amore?



Carlotta Antonelli è Nina

Silvia Mazzieri è Giada

Un finale di stagione che si prospetta appassionante e ci terrà col fiato sospeso.
Qualcosa di stra-ordinario accadrà a a Laura, pronti a scoprirlo insieme?

martedì 26 maggio 2020

PRINCIPE LIBERO di Luca Facchini


Se avete amato il film omaggio a Mia Martini, non potete non guardare "Principe libero", il film che ricorda la vita del grande Fabrizio De Andrè. 
Come per Io sono Mia, il film è molto sincero, ricalcando la vita del cantante dagli inizi umili e travagliati fino al successo, partendo dalla notte del  rapimento subito con la compagna Dori Ghezzi, per poi proseguire con un lungo percorso a ritroso nella vita del cantante fino al 1990, anno dell'album Le nuvole, da cui il titolo "Principe Libero". 
La musica accompagna tutto il film, segnando alcuni dei punti nevralgici nella vita di De Andrè, come La canzone dell'amore perduto sulle immagini della fine della sua relazione con Puny, madre del primogenito, Cristiano.

Elena Radonicich interpreta Puny

Una storia scorrevole e ricca, molto avvincente e onesta nei confronti dei pregi e difetti del personaggio, del resto gli sceneggiatori sono grandi estimatori dell'opera di De Andrè, che conobbero personalmente in occasione della pubblicazione di La lingua cantata. Copione che, tra l'altro, è stato rigorosamente revisionato da Dori Ghezzi, nel film interpretata dalla brava Valentina Bellè.
Luca Marinelli, nei panni del cantante, compie un'azione straordinaria, che non è una mera imitazione, ma è un riportare in vita, entrare nei gesti, nell'anima di De Andrè, anche in quei suoi vizi così naturalmente espressi, come quello del fumo compulsivo e continuo di sigarette.

Luca Marinelli e Valentina Bellè

Difficile concentrare sinteticamente una vita di musica, di amore, di impegno politico, tuttavia la miniserie di due puntate è un esperimento riuscito, soprattutto per il validissimo cast a sostegno, tra cui il compianto Ennio Fantastichini.
Principe Libero è disponibile su Rai Play

lunedì 25 maggio 2020

MAGARI di Ginevra Elkann


É su RaiPlay il film debutto di Ginevra Elkann "Magari".
É un magari detto solo una volta a parole, sommessamente, sbagliando la traduzione italiana e passa quasi inosservato, ma che in realtà ritroviamo in ogni gesto e sospiro della piccola Alma. Assieme ai fratelli Jean e Seb, vive con la madre e il nuovo compagno di questa a Parigi, sono ferventi e praticanti ortodossi e vivono seguendo le regole. 
I ragazzi si ritrovano a trascorrere alcuni giorni con il padre in Italia, sceneggiatore squattrinato e donnaiolo, che non frequentano molto e non vedono da tanto. Ma il sogno di Alma e segretamente anche dei fratelli, il loro "magari", è di vedere la mamma e il papà di nuovo insieme. 


In questo soggiorno forzato, in una casa al mare in pieno inverno, con la compagna e collaboratrice del padre, Benedetta, i tre fratelli sperimentano per la prima volta la trasgressione alle regole e appaiono veramente felici, avidi di vita.




Lo sguardo della Elkann è molto delicato,intimo, da un gusto d'altri tempi che ricorda un po' il cinema francese, attraverso la scelta di collocare la storia in un arco temporale in cui non ci sono tecnologie a distrarre bambini e i film si scrivono ancora battendo i tasti di una macchina da scrivere.
La regista si affida a due attori collaudati Alba Rorhwacher e Riccardo Scamarcio, perfettamente credibili nei loro personaggi.
La storia che ci racconta, contiene in sé quell'emozione di abbandono, di mancanza di amore che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita e per questo ci fa tifare per la piccola Alma e i suoi magari fino all'ultimo.

Un esordio di tutto rispetto, tuttavia il film risulta un po' lento e fatica a raggiungere una vera partenza, mantenendo quindi costante il suo ritmo. 

venerdì 22 maggio 2020

FELICIA IMPASTATO

Il film su Felicia Impastato, madre di Peppino Impastato, brutalmente assassinato dalla mafia, torna su Rai uno il 22 maggio, inaugurando un ciclo di film per la commemorazione degli uomini e delle donne vittime delle stragi mafiose. 
Una magistrale Lunetta Savino interpreta questa madre coraggio che ha lottato per 24 anni per ottenere giustizia, rifiutando la versione dei fatti che anche lo stato le dava.





Peppino Impastato fu un militante di Democrazia Proletaria che a Cinisi, in provincia di Palermo, conduceva una durissima battaglia alla mafia dai microfoni di Radio Aut. Venne assassinato da un sicario per conto di Gaetano Badalamenti, boss mafioso, lo stesso giorno del delitto Moro, il 9 maggio 1978 e il suo corpo fu fatto esplodere lungo una ferrovia per simulare un attentato terroristico finito male.
Felicia rifiutò la vendetta servitale su un piatto d' argento dai suoi stessi parenti legati alla mafia, per cercare l'unica e sola verità.






Un film che ricalca il lavoro di Marco Tullio Giordana ne I cento passi e per certi versi lo riprende, non a caso tra gli sceneggiatori figura Monica Zapelli, già collaboratrice di Giordana.
E' un film che spinge alla riflessione, al ragionamento, dicendo a chiare lettere ciò che è stato compiuto dallo Stato ovvero il lavoro di insabbiamento delle prove a favore di Peppino, una verità nuda e cruda che spesso manca a molti film omaggio a vittime della mafia.
Il coraggio di una madre che ci insegna che è necessario non dimenticare mai. 


La vera Felicia Impastato con una foto del figlio Peppino

giovedì 21 maggio 2020

THIS IS US E IL REMAKE ITALIANO

This is us, in onda dal 2016 ed approdata in Italia sul canale FOX, racconta la storia della famiglia Pearson in modo originale, su piani temporali diversi. 
E' giunta alla sua quarta stagione, ma è stata confermata già per una quinta e una sesta. 


Serie di successo, dunque, molto intima e profonda, tanto che i fan italiani non hanno preso molto bene la notizia di un remake italiano targato Rai e Cattleya, dal titolo (provvisorio) Noi.
Non è la prima volta che questi produttori si cimentano in un remake di un prodotto d'oltreoceano. Era già successo,infatti, con il reamake di Parenthood, che ha dato vita alla fiction Tutto può succedere, chiusa alla terza stagione e che raccontava le vicende e le peripezie della grande famiglia Ferraro, con sentimentalismo e un pizzico d'ironia.
Le riprese di Noi (ricordiamo, titolo provvisorio) dovrebbero iniziare a fine 2020, ma la situazione della pandemia getta, purtroppo, diversi interrogativi. 


Parenthood

Tutto può succedere

I dubbi dei fan sulla riuscita del prodotto italiano al pari livello dell'originale This is us, sorgono sulle inevitabili differenze tra le abitudini, i modi di vivere, la cultura americana e italiana, a cui senza dubbio la sceneggiatura dovrà piegarsi, snaturando di fatto il progetto iniziale. Inoltre è più che evidente quanto sia diverso il modo di raccontare le storie tra le serie tv internazionali e la cosiddetta "fiction all'italiana". Chissà se questo prodotto scardinerà i luoghi comuni regalandoci una narrazione accattivante e originale.
É pur vero, tuttavia,
 che i sentimenti di cui questa storia famigliare si nutre sono universali, ma lo scetticismo resta, e speriamo venga disatteso. 

THE EDDY...SULLA SCIA DI LA LA LAND

E' su Netflix la serie-musical di cui è regista per le prime due puntate Damien Chazalle, lo stesso di La la land, per intenderci.

Elliot, ex pianista jazz, dirige il club parigino "The Eddy". I personaggi si barcamenano tra le loro difficoltà artistiche, personali e lavorative, sullo sfondo di una Parigi inedita ai più. Anche Elliot si trascina in una vita monotona, ma l'arrivo in città della figlia e la scoperta che il suo nuovo socio gli nasconde qualcosa di losco in combutta con criminali, lo sconvolgerà definitivamente.

Si tratta, dunque, anche di una serie crime improntata però come "La la land". Ogni puntata si focalizza su un personaggio, tenendo sempre alto il filo conduttore giallo sulla vita di Elliot.
I dialoghi sono in inglese, arabo e francese, su sceneggiatura di Jack Thorne che aveva già firmato la prima stagione di "His dark materials".

Per concludere, possiamo dire che ci troviamo di fronte, senza dubbio, a una scelta innovativa e accattivante, otto puntate che promettono bene!

mercoledì 20 maggio 2020

BORIS SU NETFLIX!

É letteralmente esploso il web alla notizia che la fortunatissima serie italiana, Boris, fosse integralmente su Netflix!



É forse una tra le prime a scegliere il formato degli episodi brevi, annoverandosi di fatto tra le serie tv e non come la classica fiction italiana.
Girata tra il 2007 e il 2010, mette in scena la vita del set, in particolare quello della soap opera Gli occhi del cuore, di cui nemmeno gli stessi creatori hanno grande considerazione.
Boris esaspera i luoghi comuni su registi, attori, produttori, direttori della fotografia, in chiave comica e molto ben riuscita.
Ci presenta il lavoro degli sceneggiatori come frutto di ispirazioni a caso tra un sollazzo e l'altro e quando manca l'aggettivo giusto si mette "una pezza" senza troppo sforzo scrivendo "basito", che di fatto non vuol dire nulla per l'attore che leggerà il copione (basito lui, basita lei è una famosa citazione proveniente dalla serie). 




Boris ha messo in luce in realtà dinamiche assolutamente vere, comuni a molti mondi, non solo a quello cinematografico, come la figura dello stagista/schiavo. 
Il personaggio di Renè Ferretti consacrò a suo tempo Francesco Pannofino come attore e non solo come grande doppiatore.

Francesco Pannofino

Una serie da riguardare per gustare un po' di sana e vera comicità, non a caso dal primo giorno in cui è stata inserita su Netflix è rientrata nella top10 dei "più visti".

SNOWPIERCER DIVENTA SERIE TV! LA PRIMA STAGIONE SU NETFLIX

La prima stagione di Snowpiercer sarà disponibile su Netflix dal 25 maggio. E' l'adattamento di Transperceneige, grafic novel francese, nonché dell'omonimo film del 2013 del regista di Parasite Bong Joon-ho, che è tra i produttori della serie. 

Nel film la terra è in piena glaciazione e l'umanità sopravvissuta si trova su un lungo treno che corre incessantemente lungo il tratto di crosta terrestre non ancora ghiacciato. Il treno è diviso in classi sociali e ha regole rigidissime. In testa al treno i privilegiati, in coda i reietti in condizioni pessime. Inutile dire che la rivolta è dietro l'angolo. 


Snowpiercer, 2013

La trama della serie tv sembra essere fedele al film, da quello che dicono le recensioni americane di chi l'ha già vista. La serie, girata a Vancouver, in Canada, ha avuto un iter molto travagliato durato ben 3 anni, con numeroso divergenze tra produttori e TNT, canale televisivo a pagamento. Era stata annunciata anche la cessione alla rete sorella TBS, salvo poi tornare a TNT  pochi mesi prima della messa in onda. 


Un frame della serie
Le differenze con il film del 2013 le ha spiegate lo stesso showrunner Graeme Manson al New York Comicon:

"
Il film inizia nella coda del treno e prosegue in maniera lineare fino al vagone principale", ha detto Manson "Anche noi abbiamo lo stesso tipo di spinta, anche noi ci dirigiamo verso al motore del treno, ma noi rimbalziamo fra le varie classi per raccontare un vero e proprio dramma, una storia di classismo ... Riguarda il classismo. Riguarda l'immigrazione. Riguarda la detenzione. È sui cambiamenti climatici. È un bellissimo arazzo esistenziale con cui possiamo lavorare."


Dunque la serie si focalizza sulle varie classi presenti nel treno che è lungo 10 miglia, abbracciando così diversi punti di vista e non solo quello della classe inferiore. Il racconto prende il via attraverso un misterioso omicida.

Aspettiamo con ansia di vedere il risultato anche qui in Italia, a partire dal 25 maggio su Netflix!

martedì 19 maggio 2020

NUOVA STAGIONE DE L'AMICA GENIALE !!

Dopo il grande successo della seconda stagione de l'amica geniale:storia del nuovo cognome, in otto intensissimi episodi, tutti i numerosi fan si sono chiesti se e quando ci sarà la terza stagione. 



Bene, la conferma è arrivata proprio in questi giorni, la terza stagione ci sarà! Si sta già lavorando alla stesura del copione basato sul terzo romanzo di Elena Ferrante "storia di chi fugge e di chi resta: tempo di mezzo."
Difficile dire quando inizieranno le riprese, ma ci auguriamo di vederla secondo i pronostici a inizio del 2021.

Come sappiamo i romanzi della saga sono quattro, quindi è lecito aspettarsi anche un quarto capitolo in tv, intanto Storia del nuovo cognome è arrivato anche in America!
Senza dare troppe anticipazioni, possiamo dire che le due amiche si troveranno ad affrontare vite completamente diverse, Lila lavora nella fabbrica di salumi mentre Elena è un'apprezzata scrittrice e si sposa con un intellettuale. Le differenze finiranno per dividerle? 



La notizia che ha lasciato di stucco i fan è che le due protagoniste tanto apprezzate Gaia Girace e Margherita Mazzucco, come altri appartenenti al cast, saranno sostituiti per lasciare spazio ad attori più adulti coerentemente con la storia.
La più accreditata ad interpretare Elena è Alba Rohrwacher, già voce narrante di Lenù. Non si sa ancora chi potrà interpretare Lila.
Non ci resta che aspettare nuove anticipazioni nell'attesa di gustarci la serie in TV! 

lunedì 18 maggio 2020

ODIO L'ESTATE di Massimo Venier

É on demand il film di Aldo Giovanni e Giacomo "Odio l'estate" che vede il trio nuovamente riunito alla regia di  Massimo Venier, con il quale hanno collezionato i maggiori successi del passato.



Aldo Giovanni e Giacomo non si conoscono e si incontrano sull'uscio della casa vacanze che hanno affittato, per un errore dell'agenzia, per lo stesso periodo, ognuno con la propria famiglia. Aldo si comporta da ipocondriaco e delega tutte le incombenze alla moglie, con la quale però è molto affettuoso; il figlio maggiore è in libertà vigilata per aver rubato un motorino. Giovanni ha una figlia adolescente molto sveglia e un lavoro ereditato da generazioni che non frutta più nulla.
Giacomo è un dentista rinomato, con una moglie insoddisfatta che fuma di continuo e un figlio con cui non sa dialogare.
Si ritrovano a condividere la casa per le vacanze e a scoprire che ciò che li può unire è molto più di ciò che li divide.


Con la leggerezza di sempre e una storia semplice, il trio comico torna a raccontare la contemporaneità dell'uomo moderno, gli adolescenti e il loro modo di vivere l'amore, oppure di ragazzini con l'ipad come prolungamento del braccio. E lo fa avvalendosi del supporto di tre donne validissime, Lucia Mascino, Carlotta Natoli e l'irresistibile Maria Di Biase, perfetta nei panni della moglie di Aldo. Con la partecipazione di Michele Placido, eccezionale come sempre. 
Nel film si possono facilmente trovare richiami alle precedenti esperienze cinematografiche in particolare a "Tre uomini e una gamba" (vi lasciamo scoprire dove!) e nel raccontare l'amicizia in modo puro, come ci avevano abituato. 

  

Nonostante il pungo allo stomaco finale, convince abbastanza e ci fa sperare in un futuro nuovamente ricco di film come questo o ancora meglio (come ai vecchi tempi!).

venerdì 15 maggio 2020

FAVOLACCE dei fratelli D'INNOCENZO RECENSIONE

Dopo essere stato presentato al festival di Berlino, Favolacce dei fratelli D'Innocenzo salta l'uscita al cinema a causa della pandemia ed è visibile on demand.


Tutto ha inizio con una voce narrante maschile che racconta di aver trovato un diario scritto da una ragazzina e di aver deciso di continuarlo.
Ha inizio cosi la "favolaccia" con un c'era una volta un po' inusuale che ci fa capire da subito che siamo in un clima estremamente diverso da quello delle vere favole, non c'è nulla di idilliaco, di principesco e i cattivi si confondono con i buoni fino all'ultimo.
Forse ciò che resta della favola è quest'aria onirica, un po' sospesa che pervade tutto il film.
Siamo nella periferia romana di Spinaceto, in un quartiere di villette appartenenti a famiglie che non sono ricche, ma nemmeno povere. Siamo nello stesso contesto provinciale scelto dai registi per La terra dell'abbastanza, precedente film dei D'Innocenzo, trattata però con strumenti diversi. 



I registi ci portano dentro la verità più cruda con questo film. Sotto la superficie cosa c'è? Tutto quello che è presente in questo film: le ipocrisie, i rapporti di facciata, le apparenze, la violenza che non è per forza solo fisica. 
Si sofferma su una generazione che sta crescendo in balia di genitori che non sanno minimamente cosa sia la pedagogia e non si sono mai interrogati a tal proposito. C'è la media borghesia e il disagio sociale che si incontrano e si riconoscono come uguali. 


Un cast per lo più teatrale assieme alla sempre ottima conferma di Elio Germano. Film ricercato nella fotografia e nella scenografia. Le inquadrature sono intime, indugiano sui volti dei personaggi, ci fanno "spiare" le situazioni, ce le nascondono, a volte, facendocele solo intuire. 
E' il racconto del seme della violenza che si insinua nelle menti prima e nei gesti poi, di quelle anime più candide che sono macchiate dalle vite di padri e madri che non hanno saputo fare di meglio, eppure sono " i migliori che conoscono". 
I fratelli D'Innocenzo si confermano due bravi artisti, una nuova luce nel panorama cinematografico italiano. 

giovedì 14 maggio 2020

AD ASTRA di James Grey



Nello spazio sta accadendo qualcosa di strano: un campo elettrico scarica la sua forza alla velocità della luce minacciando la terra. La fonte viene identificata e il maggiore Roy McBride (Brad Pitt) ha il compito di risolvere il problema.
McBride non è un uomo qualsiasi, il padre, infatti, par
tì per cercare segnali di vita su Nettuno senza fare ritorno ed è proprio la sua nave la causa del campo elettrico. Ha inizio così la missione di McBride, missione di cui solo pochi interessati devono essere al corrente. 

Ci ritroviamo da subito in spazi che non ci appartengono e scopriamo quasi dall'inizio che il pianeta colonizzato dall'uomo è un luogo inospitale, come un quartiere malfamato di New york e la cosa ci sorprende e spiazza. E' uno spazio abitato dagli uomini che lo hanno trasformato, costruendo le proprie basi con tecnologie di altissimo livello.
Il nostro protagonista deve raggiungere il suo obiettivo, come abbiamo detto, in gran segreto, ma la porzione di pianeta da superare per poter raggiungere il pianeta che gli interessa, è popolata da criminali che sparano all'impazzata.
L'intento è quello di andare oltre, affrontare un tema caro a Grey, quello del conflitto tra padri e figli, l'emancipazione di questi ultimi dalle megalomanie dei primi.
McBride è un ufficiale 
tutto d'un pezzo che con il senso del dovere con cui svolge il suo lavoro si ritrova a fare i conti con i sentimenti più reconditi, quelli che riguardano il senso dell'abbandono e l'elaborazione di un lutto mai concretizzato.  

Tuttavia, l'eccessivo uso di effetti speciali e l'eccessiva "umanizzazione" dello spazio che diventa quasi un western stellare indeboliscono di molto il film, rendendolo prolisso e in alcuni passaggi tedioso.
Plauso alle buone intenzioni del regista, all'ascesa spirituale del personaggio e il distacco dal passato, tuttavia il film non convince a pieno.

LA DEA FORTUNA di Ferzan Ozpetek



L'ultimo film di Ferzan Ozpetek ha visto trionfare ai David di Donatello Jasmine Trinca come miglior attrice e ha fatto vincere a Diodato la sua prima statuetta per la canzone Che vita meravigliosa.
Ozpetek ci porta nella quotidianità di una coppia consolidata che inizia a mostrare qualche crepa. Alessandro, idraulico, è l'unico ad  avere uno stipendio fisso tra i due e cede spesso e volentieri a qualche scappatella di cui il compagno Arturo è cosciente.
Quest'ultimo è un traduttore che non è riuscito a realizzarsi e patisce la sua personale disfatta assieme a quella del rapporto ormai in declino con Alessandro.
Nel loro strano e precario equilibrio irrompe Annamaria, amica fraterna di Alessandro che affida alla coppia
 i suoi due figli poiché deve sostenere degli esami medici.
Ha inizio per la coppia un viaggio inaspettato a contatto con una paternità forzata, per la prima volta veramente faccia a faccia con i propri sentimenti grazie alla sagacia dei bambini.
Con la consapevolezza finale che, forse, non esiste vera fortuna se non quella che ci costruiamo e della quale a volte ci dimentichiamo, trascurandola. 



Eccoci catapultati nelle atmosfere Ozpetekiane, che in questo film sembra racchiudere le ispirazioni delle opere passate. C'è un po' di Saturno contro non solo per Stefano Accorsi, ma nel racconto di una crisi di coppia e ancora per le feste sulla terrazza romana in zona Ostiense, e anche un po' di Mine vaganti nei colori della Sicilia che tanto si avvicinano a quelli salentini. 
Naturalmente qualsiasi differenza è scardinata, non siamo davanti a un amore omosessuale, ma davanti a un amore, punto. Così etero nelle sue dinamiche, nelle sue passioni e debolezze. Potrebbe essere la storia di tutti. 
Inoltre, Ozpetek, aggiunge qualche sapore thriller, sconvolgente che gli era proprio in film come Magnifica presenza o ancora di più nel più recente Napoli velata, tessendo la trama tra gli occhi freddi e vuoti di una madre-padrone, interpretata da Barbara Alberti. 


La delicatezza e l'energia che caratterizza il racconto del dolore, dell'amore, della lotta lo rende un film riuscito, che arriva dritto alla pancia di ogni spettatore. 

FIGLI di Mattia Torre

Figli è l'ultima perla che ci ha lasciato Mattia Torre prima della sua prematura morte avvenuta nel luglio del 2019, in seguito a una lunga malattia. 

Sebbene la regia sia stata completata da Giuseppe Bonito, ci troviamo a tutti gli effetti davanti a un'opera di Mattia Torre, che trae spunto dal suo bellissimo monologo "i figli t'invecchiano"
. Ci racconta, infatti, con sagacia e un pizzico di cinismo, la vita quotidiana e la società contemporanea attraverso una coppia che scopre di aspettare il secondo figlio e la notizia si rivela essere una vera bomba ad orologeria nelle loro vite.
Eccoli affiorare tutti i problemi del quotidiano (Sarò all'altezza? Ricordo ancora come si fa? Chi ci darà una mano?), conditi da quella sottile ironia che Mastandrea rende alla perfezione e poi all'improvviso eccola lì, quella nota di malinconia, l'emozione improvvisa in stile Mattia Torre.
Cosa fare quando l'unico desiderio è scappare, anzi gettarsi da una finestra e mandare tutto a quel paese? Mattia ci ha raccontato benissimo le dinamiche di una coppia che condivide caratteri universali e per questo facilmente riconoscibili.




Lo fa affidandosi a due grandi e affiatati attori, Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea, con il quale aveva appena lavorato ne La linea verticale (disponibile su Raiplay) in cui ripercorreva la sua personale esperienza della malattia con la leggerezza che caratterizza la sua scrittura e che giunge dritta al cuore.

Le cartelle esattoriali tormentano Nicola e Sara e quando chiedono aiuto ai genitori, quella generazione che "si è mangiata tutto", ricevono un sonoro e sferzante due di picche.
Ecco che sbuca la Patetique sonata n.8 op.13 di Beethoven a coprire o meglio, a sostituire il pianto del nuovo arrivato, eccola lì bellissima, ma straziante sui volti stanchi della mamma e del papà.




Bonito perde un po' il ritmo di Torre fino a confondersi più con la storia della coppia che concentrarsi sullo spaccato generazionale e sull'evento in sè, trattando però, a onor del vero, con estremo rispetto la sceneggiatura.

Grazie a Mattia Torre per questo ultimo regalo, per questa storia su cui planiamo leggeri e ci riconosciamo. 

mercoledì 13 maggio 2020

20 CURIOSITÀ SU LA CASA DI CARTA




1. Gli attori ricevevano il copione di giorno in giorno, dunque non erano a conoscenza del finale e si stupivano nel vedere le azioni e i destini dei loro personaggi di volta in volta.

2.Il colore principale della serie è il rosso. Lo ritroviamo in ogni oggetto che ha a che fare con i furti: le tute, i megafoni e i telefoni. Questo per dare l'idea di passione, ma soprattutto di ansia e pericolo.

3.Luka Peros che interpreta Marsiglia, ha doppiato il suo personaggio in ben 5 versioni, dunque in 5 lingue diverse!

4.Inizialmente i personaggi dovevano avere tutti qualcosa in comune: essere malati terminali.

5.Quando Arturo viene suturato con dei punti, l'ago entra davvero nella sua pelle per rendere tutto più reale. Sul set c'erano, infatti, medici veri. 

6.Per la lavorazione dell'oro è stato chiesto a veri tecnici di una fonderia di insegnare agli attori ogni segreto del loro lavoro. 

7.Per il personaggio di Tokyo, si sono ispirati al film Lèon alla cui protagonista (Natalie Portman) Tokyo somiglia. 

8.La malattia di Berlino non esiste veramente, ma ne esiste una molto simile, la miopatia mitocondriale che influenza la forza dei muscoli. 

9.L'episodio pilota è stato girato ben 52 volte prima di raggiungere la forma magistrale che ha. 

10.Ci sono molti punti in comune con la fortunata serie spagnola Vis a vis. A partire dai produttori fino agli attori e ad alcune location comuni. 

11.La scena in auto del primo episodio che vede protagonisti Tokyo e il professore  è  stata girata in circa 5 ore. 

12.La maschera doveva essere inizialmente quella di Picasso o di Don Chisciotte, solo dopo è stata scelta quella di Dalì. 

13.Nella prima versione del pilota, la voce narrante era quella del professore, ma questo egocentrismo mal si addiceva alla sua personalità, cosi la scelta è caduta su Tokyo.

14.Alvaro Morte alias il professore non era abituato a portare gli occhiali, così li toccava e li regolava di continuo, questo tic nervoso è finito per entrare a far parte della sceneggiatura ed è diventata una importante caratteristica del personaggio. 

15. Arturito (Enrique Arce) ha fatto il provino anche per il Colonnello Prieto e quasi preferiva di più quel ruolo fino a pensare di rifiutare la parte di Arturo!

16.Nairobi non esisteva nella prima versione del copione, ma ad ispirarla è stata proprio Alba Flores.

17.Nella sede del quotidiano spagnolo ABC sono stati stampati i biglietti su carta da giornale che simulano le banconote. 

18.Oslo, Mosca e Nairobi, dovevamo chiamarsi Valencia, Chernobyl e Camerun. Tokyo è stato il primo nome ad essere scelto guardando una maglietta che indossava Ursula Corberò che portava proprio il nome della città.

19.Sul set sono stati assunti veri specialisti di armi. 

20.Sono stati gli attori che interpretano Berlino e il professore a immaginare un legame di parentela tra i due, così hanno scritto anche la back story dei due fratellastri.

martedì 12 maggio 2020

STASERA IN TV OMAGGIO A MIA MARTINI- IO SONO MIA


25 anni fa ci lasciava per sempre la splendida e indimenticabile artista Mia Martini.
Stasera torna su Rai Uno il film omaggio Io sono Mia. per la regia di Riccardo Donna. E' il ritratto della parte più intima della cantante, della sua passione e del modo in cui ha vissuto la sua troppo breve vita, sempre al massimo, con grinta, mettendoci tutta se stessa e il suo cuore. 


Il film si apre proprio ricordando le ore precedenti al Sanremo forse più importante per la cantante, quello del 1989, la sua paura negli occhi, l'ansia di non sentirsi mai all'altezza è palpabile.


Il compito di portare in vita sullo schermo Mia Martini, spetta all'attrice Serena Rossi, che lo fa senza produrre una mera imitazione del personaggio, è visibile, infatti, un attento studio svolto per cogliere l'essenza più profonda della donna. 
Come lei stessa dirà in più occasioni, questo ruolo e il successo che ne ha ricavato il film, le hanno cambiato la vita, sia a livello dell'esperienza umana vissuta, chè per la sua carriera, da quel momento, infatti, la Rossi colleziona un ruolo dopo l'altro, e con merito ci sentiamo di dire. 
Tutto nasce dalla sua partecipazione al fortunato programma Rai Tale e quale show, in cui condividendo la scena con Luca Barbareschi, Serena Rossi si fa notare, tra le altre cose per la sua capacità canora, e Barbareschi che da produttore già aveva in mente un film sulla cantante, la rivede riflessa in lei. Era il 2014, ma le riprese del film iniziarono ben 4 anni dopo.




L'obiettivo condiviso dagli autori e dal cast era quello di far rivivere l'anima di Mia Martini, mettere in scena cioè quello che era Mimì, come la chiamavano gli amici. L'intento è più che riuscito, lo spettatore, sia più giovane che più adulto e quindi che ben ricorda la cantante, riesce subito ad empatizzare con il personaggio e a commuoversi per le vicende e il destino della donna e spera fino all'ultimo un finale diverso, come se tutto fosse ancora possibile. 

E' un film che mette in luce quanto siano importanti le parole e quanto queste possano ferire e fare male quando dette in modo incontrollato, una sola parola che cambia e distrugge per sempre la vita di una persona. E' quasi un atto di scuse verso la cantante, che tutti noi compiamo nel guardarlo pensando a quanto possa essere sconfinata a volte la cattiveria umana, provando quasi un certo imbarazzo, come gli spettatori davanti ai quali Mia canta Almeno tu nell'universo che per tanto tempo l'hanno denigrata e lo fa perdonandoli tutti. 

E' uno scavo nella solitudine dell'artista, in quel suo "se non canto non vivo", nell'ascesa e nella discesa e nel segno delle unghie per risalire a galla. Un film che è molto di più di una semplice fiction.