lunedì 27 aprile 2020

PARASITE di Bong Joon-ho


Iniziamo questo viaggio con il film rivelazione dell’anno che se non avete ancora visto,  vi consiglio vivamente di recuperare, non tanto perché si è aggiudicato ben 4 premi oscar, ma perché è stato accolto da tutti come il film di cui davvero si sentiva la mancanza nel panorama mondiale del cinema. E ne vale veramente la pena, ve lo assicuro.
Non fatevi spaventare dalle sue due ore di durata, fagocitatori di vite frenetiche, il tempo passerà in un baleno, soprattutto nella seconda parte del film.
Oscar alla regia e alla sceneggiatura meritatissimi, dunque , e non faticherete a dare ragione all’Academy appena avrete contezza delle inquadrature e della profonda caratterizzazione dei personaggi.



Ma veniamo a noi… Ki Woo vive in Corea del sud con la sua famiglia, in condizioni disagiate in un seminterrato in compagnia di scarafaggi e alla mercè di ubriachi che dalla strada orinano in corrispondenza della loro abitazione.  La svolta arriva con un lavoro trovato al giovane Kim da un suo caro amico che, prima di partire, lo segnala a una ricca famiglia come suo sostituto per insegnare  inglese alla loro figlia adolescente. E lo fa portando in dono una pietra portafortuna (non dimenticatevi di lei, ritornerà altre volte nel film). Il resto è giusto che lo vediate e vi sorprendiate come tutti, posso solo garantirvi che non mancherà un turbinio di eventi e azioni che si aggroviglieranno tra loro fino ad,  inevitabilmente,  scoppiare.




E’ evidente che Bong Joon-ho ripercorre un tema a lui caro: la differenza sociale e la conseguente rivolta, come fece nel 2013 con Snowpiercer, in cui un treno che viaggia all’impazzata avanti e indietro su quel che resta della terra ormai gelata, ospita negli ultimi vagoni i derelitti che si nutrono di barrette di scarafaggi. La testa del treno, paradisiaca, manco a dirlo, ignora ciò che avviene in coda al treno.

 In  Parasite, il regista porta avanti la sua lotta di classe attraverso l’uso di registri diversi, si passa agilmente dalla commedia, al thriller, dal thriller al drammatico. E in questo film non esistono buoni e cattivi, non esiste una posizione più giusta di cui prendi assolutamente le parti.  Nemmeno la signora, ricca borghese così tanto da essere la donna più ingenua del pianeta,  è giustificata dalla sua bontà poiché anche lei non è esente dai pregiudizi , dal considerare possibile solo la sua vita dorata.  La pioggia “apocalittica” che soffoca le abitazioni di fortuna negli scantinati, secondo la signora ha semplicemente spazzato via lo smog e ne è felice. La sua candida benevolenza non le impedisce (né a lei, né al marito) di tapparsi il naso disgustata dall’olezzo di chi vive nei bassifondi, in quella parte di città di cui probabilmente ignora l’esistenza.





 L’omaggio italiano è evidente soprattutto in una prima fase che ricorda la commedia all’italiana, penso a Mastroianni e Gassman ad esempio, tuttavia lo stile di Bong Joon-ho è ormai riconoscibile e di tutto rispetto. E poi…. Non siete curiosi di scoprire in quale punto del film Bong ha inserito In ginocchio da te di Gianni Morandi? Sì…avete letto bene!