martedì 13 ottobre 2020

GLI ULTIMI SARANNO GLI ULTIMI di Massimiliano Bruno

 


Un film potente e drammaticamente sempre attuale quello che ha presentato nel 2015 Massimiliano Bruno. 

É la storia di Luciana, donna della provincia di Roma che lavora in una fabbrica e che ha un grande desiderio, diventare madre, assieme al marito Stefano, un uomo immaturo, che crede di avere sempre l'idea del secolo per sbarcare il lunario e che odia tassativamente lavorare come manovale al cantiere, anche quando questo diventa necessario per andare avanti. 
Un giorno Luciana scopre di aspettare finalmente il figlio tanto desiderato e per questo il suo contratto non viene rinnovato e perde il lavoro. Inizia così un calvario di disperazione, in cui Luciana è costretta a sobbarcarsi il peso della famiglia sulle spalle, il tutto sempre sull'orlo di una crisi di nervi che, però, non deve venir fuori davanti agli amici, per sentirsi tutti uguali, tutti sullo stesso piano.



Paola Cortellesi e Alessandro Gassmann

Contemporaneamente a quella di Luciana, scorre la storia di un poliziotto, Antonio (Fabrizio Bentivoglio), che è stato mandato dal nord ad Anguillara per punizione e, subendo le vessazioni dei suoi colleghi, farà i conti con se stesso e la sua colpa. Le due linee finiscono inevitabilmente per incontrarsi alla fine del racconto.



Fabrizio Bentivoglio è Antonio

Non bisogna lasciarsi ingannare dalla materia trattata, il film, infatti, risulta molto leggero, pieno di quella comicità romana che deriva per lo più da un accento o da un'espressione del viso. Sublime Paola Cortellesi nei panni di Luciana, esprime perfettamente le diverse emozioni che attraversano la protagonista; è felice per il bambino, è stressata per il lavoro, ha paura per il futuro. Spalleggiata alla grande da Alessandro Gassmann (Stefano), preciso come sempre nella caratterizzazione dei suoi personaggi. Nel complesso l'intero cast lascia il segno, tutti molto coerenti e naturali con i loro alter ego, frutto di una regia che li mette a loro agio, li lascia liberi di esprimersi e ne cattura ogni gesto. Una menzione particolare merita il sempre bravo Stefano Fresi.


É un film intimo e allegro che lascia, però, con una grandissima sensazione di amaro in bocca, di impotenza, quasi di resa. Il gesto finale di Luciana (che non vogliamo, ovviamente, spoilerare)  è condannabile, ma comprensibile, assume contorni di tenerezza e disperazione palpabile. La storia corre sempre su un filo in bilico tra la commedia e il dramma fino a fondersi nel modo più opportuno. Bruno sceglie di fare un film di denuncia servendosi per lo più della commedia, quella ponderata e pensata che porta alla riflessione, come aveva già fatto con la satira politica di Viva l'Italia del 2012.
Fa effetto pensare che prima di un film questa storia sia stata una piece teatrale di grande successo tra il 2005 e il 2007. Stiamo parlando di 15 anni fa, il dramma del lavoro già c'era e oggi che questo film continua a smuovere gli stomaci, è ancora così attuale. Mi piace considerarlo lo specchio di una società che ha fallito su più fronti, la maternità, la dignità umana, il diritto fondamentale su cui si basa la nostra Repubblica: il lavoro.



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