L' ultima fatica di Gabriele Muccino, ha risentito purtroppo della situazione della pandemia e il conseguente lockdown. Dopo le prime settimane al cinema, ha dovuto affrontare la chiusura delle sale, poi è stato distribuito online e all'apertura è ritornato in sala per breve tempo, per uscire definitivamente sulle piattaforme.
La storia che racconta Muccino abbraccia più di un trentennio. Tre giovani ragazzi, Paolo, Giulio e Riccardo (rispettivamente Kim Rossi Stuart, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria) incontrano la bella Gemma (Micaela Ramazzotti) che fa girare la testa a tutti, in particolare a Paolo con cui Gemma intraprende una relazione che è costretta a chiudere bruscamente perchè deve trasferirsi a Napoli con la zia, unica parente che le è rimasta.
Tutti e quattro si ritrovano poi da adulti e incroceranno di nuovo le loro vite con risvolti inaspettati.
Come sempre Muccino è bravissimo a raccontare una generazione, che poi è anche la sua, in un arco temporale molto vasto. Il ritratto di questi giovani, prima, e di questi adulti, poi, ancora immaturi dopo tutto, è preciso e puntuale.
E lo sfondo storico in cui vivono le loro vite, prima giovani e poi adulte, è reso alla perfezione: le proteste giovanili, la caduta del muro di Berlino, l'ascesa di Berlusconi, il crollo delle torri gemelle. Il tutto dominato dalle passioni, com'è nello stile di Muccino, l'amore travolgente, salvifico solo alla fine, dopo che ha divorato pelle e ossa con la sua furia, le sue corse sregolate, in balia della passione.
Il giù la maschera finale, specialmente di Giulio, è un giusto epilogo di una storia tormentata fino alla fine. Favino qui è alle prese con un personaggio molto meno responsabile di quelli che Muccino gli ha fatto interpretare in precedenza (L'ultimo bacio-Baciami ancora-A casa tutti bene) ed è come sempre credibile, ma è l'unico ad avere alla fine l'epifania più completa, il risveglio dal torpore in cui una vita tanto agognata e ottenuta non senza compromessi, lo aveva condotto.
Le musiche di Nicola Piovani sono assolutamente perfette e in questo caso non si può certo parlare di abuso delle stesse da parte del regista al montaggio.
Il personaggio di Gemma cade un po' nel solito cliché della donna "facile" dominata solo dalla passione che francamente ci ha stancato. Una menzione merita Alma Noce, Gemma da giovane, che oltre a una grande somiglianza fisica con la Ramazzotti presenta anche una grande somiglianza nei gesti, nell'uso del volto e delle espressioni vocali.
Molto ben scritti, dal regista e dallo sceneggiatore Paolo Costella, i personaggi maschili nei loro tormenti che hanno radici profonde, antiche che intuiamo nel passato e ritroviamo nei gesti del presente.
Ampiamente menzionata Emma Marrone, che interpreta la moglie di Riccardo, credibile nelle espressioni, poco nella voce, in un forzato romanesco che in ogni caso non è il suo dialetto natale e non essendo un'attrice non poteva di certo interpretarlo, ma piuttosto imitarlo, come ha fatto.
Francamente da capire la presenza della brava cantante, mi viene da pensare a tutti gli attori che hanno studiato, magari sconosciuti, che avrebbero ottenuto, forse, un risultato più calzante. Attenzione, viva la multidisciplinarietà e l'essere versatili, ma ci vuole molto studio per raggiungerla (vedi J-Lo o la nostrana Paola Cortellesi), la scelta del regista (a cui appello l'unica responsabilità) è stata forse affrettata o istintiva.
Nel complesso un film riuscito, meno del precedente a mio avviso, ma potrebbe essere un giudizio legato alla generazione a cui appartengo e che dunque non fa suscitare in me quel sentimento nostalgico che, a onor del vero, ha stregato in molti.
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