Uno degli ultimi film che vede protagonista il compianto Gigi Proietti, è Il premio, per la regia di Alessandro Gassmann.
Giovanni è un famoso scrittore che nella sua vita ha collezionato numerosi successi letterari e che si appresta a ricevere il premio Nobel. I figli Oreste (Alessandro Gassman) e Lucrezia (Anna Foglietta) lo accompagneranno lungo il suo viaggio in auto in compagnia del suo segretario personale, Rinaldo (Rocco Papaleo), alla volta di Stoccolma per ritirare il premio, passando per Austria, Germania e Danimarca e collezionando piccole avventure. Durante il viaggio conosciamo meglio il personaggio di Giovanni e la sua vita, fatta di eccessi, di figli sparsi qua e là per il mondo, una vita in cui non si è fatto mai mancare niente, tranne un rapporto costruttivo con i figli.
Quello che ha infatti realizzato Gassmann è un film sul rapporto padre-figlio, un padre tra l'altro ingombrante, con cui è difficile non entrare in competizione e si ha subito il sentore che il regista abbia inserito più di qualche sentimento autobiografico.
Oreste è un figlio che ha sempre cercato di emanciparsi dal padre andando per la sua strada, senza chiedere mai aiuto, ma ora che ha bisogno di 15.000 euro per completare la palestra che vuole aprire con la moglie e il padre si offre di prestarglieli, gli sembra un buon compromesso ottenerli accompagnandolo fino a Stoccolma.
Lucrezia è la figlia che invece cerca di emulare il padre per ricevere la sua approvazione in tutti i modi e non fa altro che sottolineare la sua erudizione e conoscenza sulla pelle del fratello più sempliciotto. Questo viaggio serve a tutti per ricostruire un rapporto che nel caso di Oreste è anche quello con suo figlio (Wrongonyou), per accettare i difetti l'uno dell'altro, e conoscersi a fondo riprendendo in mano la propria vita.
La seconda opera di regia di lungometraggio di Gassman appare, dunque, ampiamente riuscita, retta dalla grandezza di Gigi Proietti, perfetto in ogni battuta e movenza.
Le esigenze produttive si fanno sentire nell'inserimento di musica pop poco calzante a volte, ben intervallata dal sound di Matilda De Angelis, che interpreta una musicista amica del figlio di Oreste, infiltrata nel viaggio da Christiania, quartiere particolare di Copenaghen fino a Stoccolma.
Il viaggio dunque, è anche un viaggio dell'anima in cui ogni tappa porta con sè una rivelazione, un cambiamento, un avvicinamento tra i figli e il padre. La conclusione con un inchino della famiglia rivolto agli astanti durante una cena di gala a seguito di una rocambolesca scoperta, è il giusto epilogo a spiegazione di un rapporto con un uomo sempre sopra le righe, qual è Giovanni, che mal si approccia ai drammi della vita, che vive solo in apparenza superficialmente.
La sceneggiatura che rende questa commedia un film di spessore porta con sè l'evidente firma di Massimiliano Bruno (Viva l'Italia, Gli ultimi saranno gli ultimi) assieme a quella dello stesso Gassmann e Walter Lupo.
A tal proposito il discorso finale alla premiazione del Nobel è la chicca del film, un monologo di Proietti perfetto, puntuale, in cui il personaggio rivela a tutti la sua scoperta frutto di questo on the road inaspettato, una morale sottilissima: scendere dal piedistallo, smettere di sentirsi al centro del mondo per tornare in empatia con gli altri.
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