Figli è l'ultima perla che ci ha lasciato Mattia Torre prima della sua prematura morte avvenuta nel luglio del 2019, in seguito a una lunga malattia.
Sebbene la regia sia stata completata da Giuseppe Bonito, ci troviamo a tutti gli effetti davanti a un'opera di Mattia Torre, che trae spunto dal suo bellissimo monologo "i figli t'invecchiano". Ci racconta, infatti, con sagacia e un pizzico di cinismo, la vita quotidiana e la società contemporanea attraverso una coppia che scopre di aspettare il secondo figlio e la notizia si rivela essere una vera bomba ad orologeria nelle loro vite.
Eccoli affiorare tutti i problemi del quotidiano (Sarò all'altezza? Ricordo ancora come si fa? Chi ci darà una mano?), conditi da quella sottile ironia che Mastandrea rende alla perfezione e poi all'improvviso eccola lì, quella nota di malinconia, l'emozione improvvisa in stile Mattia Torre.
Cosa fare quando l'unico desiderio è scappare, anzi gettarsi da una finestra e mandare tutto a quel paese? Mattia ci ha raccontato benissimo le dinamiche di una coppia che condivide caratteri universali e per questo facilmente riconoscibili.
Lo fa affidandosi a due grandi e affiatati attori, Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea, con il quale aveva appena lavorato ne La linea verticale (disponibile su Raiplay) in cui ripercorreva la sua personale esperienza della malattia con la leggerezza che caratterizza la sua scrittura e che giunge dritta al cuore.
Le cartelle esattoriali tormentano Nicola e Sara e quando chiedono aiuto ai genitori, quella generazione che "si è mangiata tutto", ricevono un sonoro e sferzante due di picche.
Ecco che sbuca la Patetique sonata n.8 op.13 di Beethoven a coprire o meglio, a sostituire il pianto del nuovo arrivato, eccola lì bellissima, ma straziante sui volti stanchi della mamma e del papà.
Bonito perde un po' il ritmo di Torre fino a confondersi più con la storia della coppia che concentrarsi sullo spaccato generazionale e sull'evento in sè, trattando però, a onor del vero, con estremo rispetto la sceneggiatura.
Grazie a Mattia Torre per questo ultimo regalo, per questa storia su cui planiamo leggeri e ci riconosciamo.
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