sabato 2 maggio 2020

CONTAGION di Steven Soderbergh UN FILM, UNA POLEMICA


Nuovo virus proveniente dalla Cina, distanziamento sociale, mascherine, vaccino… sembrano le parole chiave del nostro presente eppure è ciò che racconta il film Contagion di Soderbergh realizzato nel 2011, quasi 10 anni fa!

La storia in sé è molto lineare, una donna (Gwyneth Paltrow) ha contratto probabilmente una malattia da un viaggio fatto ad Hong Kong, sappiamo che ha fatto scalo a Chicago e qui ha incontrato un uomo che dopo pochi minuti scopriamo essere il suo amante, poiché la donna ha un marito e un figlio piccolo. Quest’ultimo contrae subito il virus dalla madre, mentre il marito risulta aver sviluppato gli anticorpi e quindi di essere immune.
Da qui al caos il passo è breve, forse troppo. Un susseguirsi di vicende un po’ confuse, ma che ricordano in molte cose la nostra situazione attuale, distanze sociali, Jude Law che va in giro con una tuta di plexiglas che non ci risulta affatto esagerata o ridicola, un virus che si diffonde rapidamente in tutto il mondo e interi stati chiusi in quarantena.


Se l’intento di Soderbergh era quello di farci percepire la sensazione di spaesamento e caos che vivono i personaggi che d’improvviso si ritrovano catapultati in una situazione straordinaria (vi ricorda qualcuno?), direi proprio che l’intento è riuscito, ma non so quanto questo sia un bene se guardo a Contagion come a un film e basta, cercando di lasciare fuori dalla visione qualsiasi confronto con la realtà. E’ un film sfuggente, che ci lascia orfani di un vero eroe della situazione a cui vogliamo acclamare alla fine di un'opera appartenente a questo genere. In compenso, cast validissimo, dunque il livello è comunque superiore alla media della maggiora parte dei film catastrofici realizzati fino ad ora.

Come in un cerchio che si chiude, alla fine del film scopriamo cosa è successo il giorno 1, ovvero come è avvenuto il contagio del paziente zero: pipistrelli malati che infettano maiali, uno chef che ne affetta uno nel suo ristorante e viene interrotto da una donna (Gwyneth Paltrow, per l'appunto) che vuole complimentarsi per la cena stringendogli la mano, non esattamente pulita diciamo, ed ecco che il danno è fatto.
Una volta visto Contagion ci piacerebbe ancora di più sapere con certezza da dove provenga questo Covid19 e avere in fretta un vaccino che, magari, una scienziata devota ha sperimentato su se stessa, ma non facciamoci troppo suggestionare, si tratta pur sempre di un film, che si è ispirato molto alle vicende della SARS del 2003, della cui famiglia, come sappiamo, il Covid-19 fa parte, più una buona dose di fantasia e romanzo, succo del cinema.


Cosa possiamo trarre allora da questo film, oggi nel 2020? Non voglio discutere sul livello di letalità del virus presentato nel film (nettamente superiore al nostro Covid) perché anche una sola morte è importante e in più le nostre sono reali, tuttavia balza agli occhi il disincanto e forse il pessimismo degli autori nel raccontare gli uomini di fronte a questa situazione pre-apocalittica: razzie, furti, disordini, stati militarizzati, dinamiche che fortunatamente non abbiamo visto nel nostro Paese, in Europa, né negli Stati Uniti, più avvezzi a certi comportamenti, basti pensare alle file fuori alle armerie all’inizio della (vera) quarantena.


Ecco, se proprio vogliamo guardare questo tipo di film senza farci troppo impressionare, potremmo cercare il lato positivo della nostra situazione e incrementare, ciascuno di noi, personalmente, il rispetto di quelle semplici regole che ci consentono ancora di vivere serenamente nelle nostre case, ridimensionare la sfortuna che sentiamo (anche a ragione,in alcuni casi) si sia abbattuta su di noi.  

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