giovedì 7 maggio 2020

MARTIN EDEN di Pietro Marcello


Pietro Marcello trasporta la storia di Jack London ambientata ad Oackland fino a Napoli.
Martin Eden è un marinaio napoletano che per aver salvato il giovane Arturo Orsini da un pestaggio, incontra la sua famiglia tra cui la sorella, la giovane e bella Elena. Il colpo di fulmine tra i due spinge Martin a desiderare di istruirsi per essere all’altezza di Elena.


Pietro Marcello ci racconta la storia semi-autobiografica di Jack London che arrivò, infatti, al successo letterario dopo una dura gavetta, ripercorrendo forse idealmente anche un po’ la sua storia personale di gavetta nel mondo del cinema. E lo fa intervallando al film, immagini di repertorio, opportunamente e splendidamente colorate dai tecnici dell’istituto luce. E anche le immagini girate da Marcello hanno una luce e un colore tale da farle apparire più vicine alla grana pittorica dei dipinti.
Il montaggio è veloce e lineare, così allo stesso modo Marcello muove con spregiudicatezza la cinepresa, sottolineando il modo frenetico con cui Martin Eden morde la sua vita.


Il film, come il libro, si divide in due parti ben distinte anche dal cambio di look di Eden più maturo. Nella seconda parte Martin cerca di emergere come scrittore certo delle proprie capacità senza dimenticare mai l’obiettivo: poter vivere senza vergogna il suo amore con Elena. Tuttavia Martin decide di scrivere del mondo, quello vero, che vede e vive tutti i giorni, fatto degli ultimi e dai soprusi da questi subiti, e questo non fa che allontanarlo di fatto dall’amata.
Efficace commento musicale tra Debussy e la canzone napoletana, che continua quella commistione realizzata tra l’opera originale inglese di London e la trasposizione napoletana di Marcello, generando a volte un po’ di confusione nello spettatore. Ingiustificato ci appare, invece, l’accento francese di Elena Orsini.
Convince l’attore Luca Marinelli, nel perseguire il fine ultimo, nobilissimo, di Martin, che è quello di poter vivere della sua nuova passione che è la scrittura. Questa possibilità inizia ad affacciarsi al suo orizzonte in un contesto da cui tutti vorrebbero fuggire, tra cui la bella Elena che Martin conduce forzatamente nei sobborghi per farle vedere la vita di cui i suoi scritti parlano.
Una prigione, la vita, che come lo stesso Martin Eden dice “può essere una casa se trovi la chiave e la chiave è l’amore”. Amore che conduce Eden a una personale elevazione che al di là della riuscita del suo intento amoroso, sarà sua per sempre. Ottima prova di Pietro Marcello, audace e inusuale.



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