giovedì 14 maggio 2020

LA DEA FORTUNA di Ferzan Ozpetek



L'ultimo film di Ferzan Ozpetek ha visto trionfare ai David di Donatello Jasmine Trinca come miglior attrice e ha fatto vincere a Diodato la sua prima statuetta per la canzone Che vita meravigliosa.
Ozpetek ci porta nella quotidianità di una coppia consolidata che inizia a mostrare qualche crepa. Alessandro, idraulico, è l'unico ad  avere uno stipendio fisso tra i due e cede spesso e volentieri a qualche scappatella di cui il compagno Arturo è cosciente.
Quest'ultimo è un traduttore che non è riuscito a realizzarsi e patisce la sua personale disfatta assieme a quella del rapporto ormai in declino con Alessandro.
Nel loro strano e precario equilibrio irrompe Annamaria, amica fraterna di Alessandro che affida alla coppia
 i suoi due figli poiché deve sostenere degli esami medici.
Ha inizio per la coppia un viaggio inaspettato a contatto con una paternità forzata, per la prima volta veramente faccia a faccia con i propri sentimenti grazie alla sagacia dei bambini.
Con la consapevolezza finale che, forse, non esiste vera fortuna se non quella che ci costruiamo e della quale a volte ci dimentichiamo, trascurandola. 



Eccoci catapultati nelle atmosfere Ozpetekiane, che in questo film sembra racchiudere le ispirazioni delle opere passate. C'è un po' di Saturno contro non solo per Stefano Accorsi, ma nel racconto di una crisi di coppia e ancora per le feste sulla terrazza romana in zona Ostiense, e anche un po' di Mine vaganti nei colori della Sicilia che tanto si avvicinano a quelli salentini. 
Naturalmente qualsiasi differenza è scardinata, non siamo davanti a un amore omosessuale, ma davanti a un amore, punto. Così etero nelle sue dinamiche, nelle sue passioni e debolezze. Potrebbe essere la storia di tutti. 
Inoltre, Ozpetek, aggiunge qualche sapore thriller, sconvolgente che gli era proprio in film come Magnifica presenza o ancora di più nel più recente Napoli velata, tessendo la trama tra gli occhi freddi e vuoti di una madre-padrone, interpretata da Barbara Alberti. 


La delicatezza e l'energia che caratterizza il racconto del dolore, dell'amore, della lotta lo rende un film riuscito, che arriva dritto alla pancia di ogni spettatore. 

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