martedì 12 maggio 2020

TORNARE di Cristina Comencini



Anche il nuovo film di Cristina Comenicini è disponibile on demand sulle principali piattaforme (Sky Primafila Premiere, Timvision, Chili, GooglePlay, Infinity, CG Digital, Rakuten TV).

Dopo una lunga assenza, Alice rientra a Napoli dagli Stati Uniti, per il funerale del padre, ufficiale della base Nato italiana. Alice è ormai una donna e con l’onere di vendere la vecchia villa di famiglia a picco sul mare, ne approfitta per vivere qualche giorno in quegli spazi che le erano stati propri fino all’adolescenza. Ecco che affiorano i ricordi personificati in una frizzante adolescente con cui conversa, che altro non è che Alice stessa. Ha inizio così un viaggio a ritroso che è più un’avventura nel suo passato che aveva dimenticato.
E’ un thriller dell’inconscio, come lo ha definito la stessa Comencini, un viaggio nella psiche di Alice per cercare di far riemergere il sommerso.


E’ un viaggio dell’anima, quindici anni dopo La bestia nel cuore, di cui ritroviamo gli echi in questo film.
Il film si sviluppa in una struttura a matriosca, che ritroviamo anche tra gli oggetti simbolo del film, con cui gioca il nipotino di Alice. Gli ambienti rappresentati sono per lo più luoghi quasi evanescenti, onirici, grandi corridoi infiniti, grotte sotterranee come i labirinti della psiche di Alice, il rapporto con il misterioso amico del padre, Mark, che riflette la sua difficoltà nel rapporto con l’altro sesso e sottolinea la femminilità mortificata nei larghi abiti scuri della protagonista.
Un mondo sospeso, come il trauma irrisolto di Alice e per affrontarlo ha bisogno di scendere in profondità, fino alle grotte della Napoli sotterranea, per liberarsene e scardinare le sue paure.


Il forte simbolismo presente in Tornare, rende, tuttavia, il prodotto finale un po’ ridondante e appesantito da una scrittura che spiega proprio tutto, anche ciò che è più evidente e gli attori, per quanto abbiano cercato di districarsi tra queste parole (incantevole Giovanna Mezzogiorno assieme a Vincenzo Amato) risultano il più delle volte innaturali e dai gesti forzati.
Nonostante le tematiche profonde e importanti trattate, sebbene la Comencini lo abbia definito il suo film più libero, manca leggerezza e fluidità al racconto.

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